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Fenomenali Ange! La più famosa band di rock sinfonico francese arricchisce la sua storia con un nuovo capitolo stupendo e confermando che ogni nuovo passo è una conferma di vitalità e di vigore che hanno dell’incredibile. Forse il segreto del buon vecchio leone Christian Decamps, unico “superstite” del nucleo storico del gruppo, è quello di essere protagonista, in una sempre invidiabile forma smagliante, senza sminuire minimamente il lavoro dei suoi giovani compagni di avventura. Anzi, nonostante un carisma fuori dal comune ed un’esperienza lunghissima, non presenta atteggiamenti da superstar, non accentra tutto su sé stesso, ma concede ampio spazio a tutti. E questo fa sì che oggi gli Ange siano ancora un gruppo vero e non un progetto solista del cantante, come potrebbe sembrare a chi, con estrema superficialità, pensa che i suoi colleghi di oggi siano solo dei semplici comprimari. Invece, il figlio Tristan alle tastiere offre tanta vivacità, raccogliendo al meglio l’eredità dello zio Francis; il chitarrista Hassan Hajdi sa fare davvero di tutto, riesce a ritagliarsi spazi importanti ed ha la possibilità di mostrare con quanta passione, energia, tecnica e fantasia può contribuire; la sezione ritmica formata da Thierry Sidhoum e Benoit Cazzulini è un’impressionante “macchina da guerra”, che sa picchiare duro, forzando tempi e andando spedita, ma capace anche di quietarsi morbidamente nei momenti di pace. E poi c’è la chanteuse Caroline Crozat, l’elemento che dovrebbe essere maggiormente sacrificato a favore dell’ugola del leader e che invece pure riesce ad avere la visibilità che merita, “dialogando” spesso con Christian e persino interpretando un brano (“Entre foutre et foot”) in cui è unica voce, in una canzone dalle tipiche melodie francesi, con accompagnamento delicato di tastiere d’atmosfera, chitarra e fisarmonica. E se andiamo ad esaminare le composizioni, notiamo come ognuna abbia una forza unica, presenti spunti di interesse notevoli, per merito di una costruzione ricca di finezze e di esecuzioni perfette. “?” (il titolo in realtà potrebbe essere questo, ma potrebbe anche non esistere: viene data facoltà al possessore del cd di dargli un nome) è il classico disco che scopri pian piano, passo dopo passo, ascolto dopo ascolto: ogni volta si assaporano sensazioni nuove e bellissime, ogni volta si colgono sfumature che non si erano notate prima, con passaggi d’alta scuola ed una classe che non smette mai di sorprendere. E si giunge anche ad una compattezza finale che rende solidissimo l’album intero; difficile, quindi, individuare momenti di punta. Mi verrebbe da citare le lunghe “Histoire d’outre rêve” e “Naufrage du Zodiaque” (magnifica!), o la magica armoniosità di “Les eaux du Gange” (con tanto di flauto e didjeridoo), ma mi sembrerebbe di non rendere merito alle altre tracce (e descriverle tutte minuziosamente - sono 13 - comporterebbe la stesura di un poema), tutte meritevoli, vuoi per le melodie e i refrain sempre indovinati, vuoi per degli intrecci sonori creati con brillante lucidità, vuoi per le spigliate contaminazioni stilistiche, vuoi per solos da incorniciare, vuoi per una grinta trascinante, vuoi per l’arte canora di Christian. Gli Ange di oggi sono un gruppo ancora immenso, un gruppo che offre un prog-rock attuale e moderno, personale, credibile, un gruppo che mette a frutto, attualizzandola, l’esperienza trentennale di un personaggio eccezionale e che è riuscito a rinnovarsi e rinfrescarsi con l’apporto fondamentale di musicisti giovani, pieni di talento e di un entusiasmo coinvolgente. Ripeto: fenomenali!
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