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Continua inarrestabile la carriera dei “nuovi” Ange, capitanati dal mitico Christian Decamps, che in “Souffleurs de vers”, nuovo album in studio, conferma l’equipe che vede alle tastiere il figlio Tristan, alla chitarra il bravissimo Hassan Hajdi, al basso Thierry Sidoum, alla batteria Benoit Cazzulini e alla voce Caroline Crozat. In questa occasione, la prima cosa che si nota all’ascolto è che la band inserisce una bella dose di elettronica. Ma non pensate ad un banale e incolore electropop, né ad una ricerca sonora sperimentale . Le caratteristiche della musica degli Ange sono sempre ben presenti ed alla base troviamo quel rock sinfonico moderno che ci accompagna dai tempi di “Troisieme etoile à la gauche” di Christian Decamps et Fils. Il sound è spesso robusto, con brani vibranti e frenetici, dai suoni tecnologici che non lasciano un attimo di respiro. La maggior parte delle composizioni hanno durata contenuta e mostrano questo bel mix di rock, teatralità, refrain ripetuti e accattivanti, ritmi tirati, a cui gli Ange ci hanno abituato con i loro ultimi album, ispessendo, al contempo il ricorso a timbri elettronici. C’è anche la canzone in classico stile francese, “Coupée en deux”, perfettamente interpretata da Caroline Crozat, ma contenente anche spunti strumentali di classe immensa, in cui convivono prog e jazz. Eppure non mancano i momenti di limpida melodia, di classico rock sinfonico, di “puro” stile Ange. Esemplari la dolcezza della ballad per piano e voce “Nouvelles du ciel”, con protagonista Tristan Decamps o le situazioni recitate eredi della storica “Si j’etais le Messie”, come l’inquieta “Interlude”, o come “Souffleurs de vers (synopsis)”, narrata dalla Crozat, che precede il pezzo forte del cd, “Souffleurs de vers (le film)”. Questa incredibile composizione merita un discorso a parte... Si apre in maniera roboante, con tastiere imponenti, chitarra robusta ed il cantato solenne di Christian; il pathos si mantiene alto tra accelerazioni ed uno splendido guitar-solo, poi intorno ai quattro minuti l’atmosfera si fa distesa e ascoltiamo solo la voce del leader, le tastiere e uno strano e incessante suono percussivo. Verso i sei minuti si avverte un alone di mistero, in un leggero crescendo di inquietudine, con tastiere a creare un’aura incantata e minacciosa allo stesso tempo. E l’esplosione arriva intorno agli otto minuti e mezzo; il sound si fa più epico e veemente e sposta il tiro verso un romanticismo di chiara scuola Ange, tra continui cambi di tempo e di umore, che si protraggono fino ai dodici minuti, quando cori enfatici à la Orff e ritmi potenti potrebbero addirittura far venire in mente i Magma! Forse questo cd è meno brillante di quelli più recenti realizzati dalla band, ma ve lo assicuro, anche stavolta è un gran piacere ascoltare il “vecchio” Decamps e i “monelli” bravissimi che lo seguono in questo percorso di grande arte musicale.
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