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Questo live registrato a Bratislava il 14 luglio 2011 era già uscito nel 2013 in doppio LP a nome Djabe special guest Steve Hackett e solo di recente è stato pubblicato in questa confezione contenente un cd e un DVD con il video del concerto, anteponendo furbescamente sulla copertina il nome del chitarrista a quello della band ungherese. Il DVD contiene l’esibizione completa, a differenza del cd, dove c’è qualche omissione, ma in cui figura anche una traccia in più, “Los endos”, registrata in altro show datato 2012. Evidenziando che i dischetti sono contenuti in una confezione digipack apribile in tre parti e corredata da un libretto ricco di informazioni e foto, concludiamo la presentazione “formale” di questo lavoro e passiamo ai contenuti sonori, che sicuramente sono quelli che interessano di più. “City of Habi” è ottima come opener per lo spettacolo, visto che ci mostra al meglio i musicisti, impegnati in una unione di stili che spinge verso una certa originalità. Segue una splendida versione di “The steppes”, maestosa come sempre, ma nella quale si nota il perfetto inserimento del violino, a cui è affidata anche una suggestiva introduzione. La scaletta (facciamo riferimento ovviamente a quella completa del DVD) è abbastanza bilanciata tra il repertorio Djabe e quello di Hackett, che passa da brani solisti a composizioni dei Genesis. Rimarchiamo che si tratta di un concerto davvero molto bello, che esalta le qualità dei musicisti che calcano il palco e della musica proposta. L’anima della band ungherese, a cavallo come sempre tra world music, jazz-rock e fusion, per l’ennesima volta si fonde e si abbina meravigliosamente allo stile di Steve Hackett. La musica tocca costantemente standard qualitativi impressionanti. Dal jazz-rock progressivo del terzo brano in scaletta “Dark soup”, un po’ Mahavishnu Orchestra, un po’ PFM di “Jet lag”, condito da una piacevole parte melodica cantata, si passa ad altri pezzi targati Djabe, suonati con classe e caratterizzati sempre da dinamiche particolari, in una sorta di world music senza confini e con intarsi tra strumenti acustici (tromba e violino spesso in evidenza) ed elettrici a dir poco magnifici. Hackett si assenta dal palco solo in rarissime occasioni e regala solos nel suo stile inconfondibile e affascinante, da vero fuoriclasse. Curiosa, poi, la sua presenza su “Rocking rivers”, bizzarro momento in cui tutti i musicisti sono impegnati con l’angklang (uno strumento sudanese a percussione). Oltre ad esibirsi in un set acustico comprendente “Classical gas”, “Black light” (non accreditata), un estratto di “Blood on the rooftops” e l’immancabile “Horizons”, suona insieme ai Djabe ottime versioni di “Ace of wands” (qui imbracciando ancora la chitarra acustica), “Last train to Istanbul”, “Firth of Fifth” e “In that quiet Earth”. Manco a dirlo, “Firth of Fifth”, uno dei brani simbolo dell’intera epopea del progressive rock e molto amato dai fan, è uno dei momenti clou del concerto ed è eseguito in una versione che inizia direttamente con la parte strumentale, con il violino a sostituire il flauto e con la conclusione affidata al leggendario assolo di Steve. Ma l’intera esibizione è pienamente godibile, grazie al talento dei musicisti, ad arrangiamenti sopraffini e ai continui spazi solistici che si ritagliano un po’ tutti. La frizzante “Distant dance”, con “duelli” chitarristici tra Steve e Attila Egerhazi è la degna conclusione di uno show in cui, come dicevamo, si uniscono stili diversi in maniera perfetta e senza creare alcuna disomogeneità. Segnaliamo anche dei contenuti extra del DVD. Innanzitutto c’è “Jacuzzi/Overnight sleeper”, registrata dal vivo nel 2013 con Steve all’acustica, Sara Kovacs al flauto e l’accompagnamento della Hungarian Symphony Orchestra Miskolc. C’è poi il video di “Tears for peace”, discreto pezzo di pop-rock elegante, filmato nel 2012 e presente nell’album dei Djabe “Down and up”. Infine un documentario in cui si parla un po’ della collaborazione tra Hackett e la band, che va avanti oramai dal 2003. L’abbiamo già fatto in altre occasioni, ma ci fa piacere ripeterci ed affermare che i Djabe sono un grande gruppo, capace di realizzare dischi di notevole livello arricchiti dalla presenza illustre dello storico chitarrista inglese. Meritano il massimo supporto e questo documento ne è l’ennesima dimostrazione.
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