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Nel 2016 Steve Hackett e i Djabe passarono alcuni giorni in Sardegna, nei pressi della cattedrale Nostra Signora di Tergu, allestendo a mo’ di studio la casa del parroco. Improvvisarono un bel po’ di materiale che poi Tamas Barabas, in fase di produzione, assemblò al meglio dando vita all’album “Life is a journey - The Sardinia tapes”. Il successivo passo è stato andare in tour e dare un seguito a quel lavoro con la pubblicazione di un live. Nel 2019 i Djabe tornano sul “luogo del delitto”, con nuove jam session catturate tra il 7 e il 10 luglio. Steve Hackett, essendo impegnato in quel periodo, ha dato il suo contributo incidendo le sue parti il 29 e il 30 luglio a Budapest. Ed ecco ora il nuovo disco “Back to Sardinia”. Chi ha seguito già nel corso degli anni la collaborazione tra lo storico chitarrista inglese e la band ungherese sa già che deve aspettarsi una proposta musicale tutto tondo, priva di confini e all’insegna della contaminazione. Possiamo dire che stilisticamente si va in perfetta continuità rispetto alla precedente esperienza. Si percepisce un’aria serena e rilassata ed anche le sonorità seguono e presentano queste stesse caratteristiche. Al punto che si avvertono toni più soft rispetto al passato, con una certa attenzione all’aspetto melodico. Il disco è lungo, sfiora gli ottanta minuti, ma tutto sommato scorre abbastanza bene. La title-track apre il cd e ci fa immergere subito in questo sound tranquillo e raffinato, tra world music, jazz e prog, con fraseggi delicati, grazie anche ai sapienti impasti elettroacustici ai quali i musicisti ci hanno abituato. Nel prosieguo si mantiene questo mood, anche in quelle non poche composizioni in cui è in evidenza la libertà derivante dalle improvvisazioni, ma i musicisti mostrano la loro bravura e la loro capacità di destreggiarsi in più orientamenti stilistici senza perdere coesione e facendo mantenere piena compattezza al lavoro. Così, tanto per fare qualche esempio, se possiamo notare echi del Pat Metheny Group in versione più melodica in “Girl in the Palau Woods”, ecco che in “Dancing in a jar”, una sorta di bolero, sembra emergere una musica totale di discendenza zappiana, anche se con una sezione ritmica più compassata. In questo insieme solo apparentemente eterogeneo non sorprendono e non sfigurano minimamente anche i sapori latini di “Flying kites”. Forse è superfluo dirlo, ma aggiungiamo che Hackett, le cui qualità non sembrano affatto venir meno con l’avanzare dell’età, è in svariate occasioni protagonista assoluto con spunti solistici stupendi, in quello stile consolidato e che conosciamo perfettamente, ma che ancora sa emozionare grazie a gusto, timbro e doti tecniche. Da segnalare che “Floating boat”, che porta a conclusione l’album, risale alle sessions del 2016, ma si inserisce alla perfezione nel contesto. Anche se non ispirato come il primo episodio nato in Sardegna, anche questo “Back to Sardinia” garantisce tanti minuti di piacevolissimo ascolto e rappresenta l’ennesima testimonianza di come il sodalizio tra Hackett e Djabe prosegua alla grande quando queste forti personalità hanno modo di collaborare e confrontare le loro esperienze. Come per le precedenti pubblicazioni, anche questo cd è accompagnato da un DVD, che presenta le versioni stereo e surround dell’album, ma anche dei contenuti video extra. Innanzitutto c’è un breve filmato in S8 che mostra alcune meraviglie della Sardegna, alternate a momenti delle registrazioni ed altri di relax dei musicisti. Poi possiamo vedere due pezzi, “In that quiet Earth” e “Castelsandro at night”, registrati al Jazz Club di Budapest nel 2019 ed un altro, “Turtle trek”, tratto da un’esibizione al MOMkult, sempre a Budapest, nel 2018. Infine si può ascoltare un’intervista radiofonica in cui Hackett racconta la sua esperienza per “Life is a journey – The Sardinia tapes”.
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