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Terzo album in cinque anni per il progetto “The Guildmaster” che pare avere stabilizzato la line up con Rafael Pacha (che si destreggia tra chitarre, bouzouki, violino, mandolino, viola…), Alessandro Di Benedetti (tastiere e voce), Marco Bernard (basso) e Kimmo Pörsti (batteria, percussioni e tastiere aggiuntive). “Gathering of souls” è il titolo scelto, sempre caratterizzato dallo splendido artwork di Ed Unitsky. Sin dall’esordio (“The knight and the ghost” 2020) il sound del gruppo era ben definito: un melting pot sonoro che, partendo dal folk, sfocia nel prog sinfonico e viceversa, con i numerosi strumenti acustici che entravano in competizione con quelli della tradizione rock con risultati più che convincenti. Il nuovo lavoro non smentisce questo approccio e propone otto brani (tre dei quali della durata superiore ai dieci minuti) per oltre un’ora di durata complessiva. Il primo pezzo è lo strumentale “The crusade of Earl Birger” (eroe svedese del XIII secolo) con musiche di Pörsti. Gli strumenti etnici ed acustici donano un’atmosfera senza tempo al brano ben coadiuvati dalla sezione ritmica e dalle delicate tastiere. Notevolissimo il folk-rock di “Where are you?” (musiche di Pacha) con ancora gli strumenti tradizionali protagonisti, dal bouzouki, al flauto dolce, dal mandolino al bodhran, che ci accompagnano direttamente nella verde Irlanda, tra la pioggia sottile, il vento e le brughiere. Il brano, arricchito dai vocalizzi di Paula Pörsti, non dimentica il back-ground rock dei quattro con fraseggi tra chitarra elettrica e tastiere, riportandoci verso atmosfere sinfoniche. Più breve, la seguente “Omnis saltat ad solem” una danza che suggella la bellezza del sole con un ritmo trascinante nella prima parte in cui Pacha (sue le musiche) ribadisce tutto il suo amore per la strumentazione etnica (lo hulusi- un aerofono originario della Cina- il cuatro -una sorta di chitarra sudamericana- il mandolino, la nyckelharpa- una sorta di ghironda, ma di origine svedese-). “Blood and oblivion” è il primo brano cantato, molto bene tra l’altro, da Yogi Lang (RPWL) con musiche e testi di Alessandro Di Benedetti. Si tratta di una composizione leggermente diversa dalle precedenti, avvicinandosi anche al jazz-rock, ma senza perdere pathos ed ispirazione, tutt’altro. La traccia successiva, “La prometido es deuda” (“A promise is a debt”) ritorna ad essere incentrata sugli strumenti di Pacha: cetra, dulcimer, viola da gamba, ma anche con un “riff assassino” di chitarra presto doppiato da un eccellente “solo” di Di Benedetti, protagonista pure al pianoforte. Ma non è finita qui… ”Mary the Jewess” si sposta verso un più canonico rock sinfonico. Alla voce c’è Nick Markham (suoi i testi, su musiche di Pacha) ed il mood complessivo è vagamente genesisiano. “Luonto puhuu” (“Nature speaks”) è un omaggio alla natura finlandese e… alla sua lingua così particolare. “Sea and sky”, chiude degnamente l’album: la voce di John Wilkinson (Ellesmere, Samurai of Prog, Mama -Genesis cover band-) ci porta in territori new prog con, in più, il delizioso flauto di Giovanni Mazzotti ed un guitar-solo di Tony Riverman degno di nota. Il gruppo, con questa terza release, si dimostra in ottima forma: formula collaudata e vincente, formazione affiatata, ospiti di rilievo, ispirazione sempre notevole. Cosa chiedere di più?
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