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Nell’estate del 2006 gli Djabe insieme a Steve Hackett si ritrovano per la prima volta insieme in uno studio di registrazione. In realtà non possiamo parlare di uno studio vero e proprio, infatti, dopo anni di collaborazioni a distanza, o di condivisioni del palco, i musicisti decidono di passare alcuni giorni in Sardegna presso la chiesa medievale Nostra Signora di Tergu. Allestito per l’occasione con le attrezzature necessarie per la registrazione, questo luogo antico ha ispirato il gruppo di amici insieme ai paesaggi e alle atmosfere delle cittadine vicine, in particolare Castelsardo e Sassari. Le jam sono state catturate non in digitale, ma su cassette analogiche a 24 tracce, per poi completare il lavoro con la produzione finale in un secondo momento. Il risultato finale è un disco di settantatré minuti, quasi del tutto strumentale, che testimonia una volta di più il pieno affiatamento di musicisti che si conoscono da tanto tempo e che riescono a trasmettere e a far respirare con la loro proposta l’aria di serenità che hanno vissuto loro per primi in quei frangenti. Le atmosfere soffuse e raffinate di “Life is a journey” sono solo l’introduzione di un album che fa emergere tante caratteristiche sonore che avevamo già apprezzato nelle precedenti pubblicazioni della band ungherese. In alcuni brani si avverte forte il senso di libertà derivante dall'improvvisazione, altri, invece, sembrano più costruiti e formati, con una struttura più lineare, sebbene fantasiosa e senza alcuna rigidità. Tra l'altro, la maggior parte delle tracce tocca minutaggi abbastanza elevati, le eccezioni sono "Building a Nuraghe" e "Buzzy island", che non raggiungono i cinque minuti e "Wake up", breve divertissement di poco più di due minuti su tempi veloci e agili, palestra di esibizione per il trombettista e con un assolo isterico hackettiano. L'unione delle forze di Djabe e Steve Hackett, come sempre, regala tanta intensità e qualità. Con il loro talento i musicisti sono capaci di esplorare sentieri sempre interessanti, attraverso forme aperte ed un mix accurato di stili che spaziano dalla world music al prog, dal jazz al rock da jam-bands, dalla fusion ad atmosfere eteree, passando stavolta persino per stravaganze space-rock; il tutto senza perdere di vista melodia e feeling. Spiccano in maniera particolarmente emozionante i momenti solistici e gli intrecci tra chitarra e tromba, con i contrasti sempre incantevoli derivanti dall'accostamento di sonorità elettriche ed acustiche. Insieme al cd è presente anche un DVD, che oltre l'album contiene anche un brevissimo documentario che mostra immagini dei musicisti impegnati in questa esperienza in terra sarda e degli estratti di un concerto del 2017 a Budapest, con esecuzioni molto belle di "Walking away from rainbows", "Fly on a windshield", "Please don't touch" e "Cloud dance", più un'improvvisazione. Ennesima bella prova del sodalizio Djabe - Steve Hackett.
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