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Nuovo disco dal vivo per la formazione guidata dal chitarrista Robin Taylor, a solo un anno di distanza da "On plugged in Elsinore", in cui la band era affiancata sul palco da Peter Friis Nielsen. Stavolta siamo di fronte ad un doppio cd, per un totale di oltre un'ora e mezza di musica dedita sempre alla libertà assoluta. L'espressività di questi musicisti è infatti racchiusa in lunghe composizioni imprevedibili, nelle quali il quintetto danese si lancia in un sound ardito con cui è in grado di affrontare una sorta di viaggio all'insegna di una proposta totale che vede una miscela di jazz d'avanguardia, progressive, elementi à la Zappa ed improvvisazione. Ascoltare il sax di Karsten Vogel lanciarsi in solos infuocati riporta alla mente certe esperienze del grande Coltrane. Il pungente violino di Pierre Tassone indirizza di volta in volta verso la sperimentazione, accenni di classica contemporanea e progressive, alternando momenti di grande lirismo, spunti solistici caratterizzati dalla dilatazione di note e voli pindarici irrequieti. La chitarra del leader è pronta a destreggiarsi in ogni modo, mostrando la versatilità di Taylor, in grado di cimentarsi in più stili diversi e di sfruttare al meglio l'elettronica, pronto a mettersi al centro del proscenio, ma anche a dare spazio ai suoi colleghi. E la sezione ritmica formata da Johan Segerberg (basso e contrabbasso) e Kalle Mathiesen (batteria) deve essere sempre preparata ad adeguarsi e regolarsi di conseguenza, passando da uno stile jazzistico ad uno più robusto, denotando, così, un'abilità innata a seguire le improvvisazioni guidate dagli altri strumenti. In parole povere, "9 eleven" non è altro che la conferma di quelle che sono le capacità di questi musicisti di destreggiarsi con una proposta che travalica ogni regola, svincolata da qualsiasi schema e contraddistinta da un equilibrismo sonoro futuribile e inquieto, a tratti algido, a tratti ben colorito.
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