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TAYLOR'S UNIVERSE Certain undiscoveries Mals 2006 DAN

Ed ecco il Taylor che non ti aspetti. Dopo una serie sterminata di lavori in cui la forma sonora era una “non forma”, in cui l’improvvisazione e le voglie di avanguardia spingevano su situazioni stilistiche di non facile ascolto, in cui l’imprevedibilità era la base di tutto, il nuovo album del musicista danese sorprende in maniera diversa dal solito. Di nuovo imprevedibile, ma stavolta la cosa inaspettata è che ci possiamo tuffare in un disco accessibile a chiunque. E se qualcuno avesse dei dubbi, basterebbe l’iniziale “Mandrake” a fugarli tutti, con il suo sound a cavallo di prog sinfonico, jazz-rock e tentazioni zappiane. Come se non bastasse, la seguente “Little Vic” ci porta in un mondo raffinato pieno di magie melodiche. Attenzione però: accessibilità in questo caso non vuol dire banalità! Tutt’altro! Robin Taylor riesce ancora a fare centro, grazie ad undici composizioni che, seppur più immediate a quanto ci ha abituato solitamente, restano comunque spunti di grande classe. Cinquantadue minuti strumentali e affascinanti, guidati spesso dalla chitarra e dalle numerose tastiere suonate da Taylor, ben coadiuvato dal solito Karsten Vogel, fuoriclasse del sax, e da Rasmus Grossell alla batteria. Il bello è che risulta pure difficile trovare punti di riferimento precisi e se a volte si può intravedere qualche vaga somiglianza con alcuni classici del rock sinfonico (Genesis, King Crimson e Yes), in altre occasioni sembra che l’indirizzo si sposti verso quegli artisti che hanno saputo miscelare bene le influenze classicheggianti con cospicue venature jazzistiche (tipo Happy the Man, tanto per fare un nome). Quello che conta è che la personalità di Taylor riesce ad emergere anche in un’opera fortemente diversa dal solito e se il recente omaggio ai corrieri cosmici tedeschi non faceva allontanare troppo l’artista dal suo ambito sperimentale, stavolta siamo su sentieri decisamente differenti e meno difficoltosi. Taylor convince ancora e stavolta potrebbe anche trovare più accoliti se un po’ di gente provasse a dare un ascolto a questo cd.

 

Peppe di Spirito

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