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Dopo tre album a nome Taylor's Free Universe e incentrati sulla più pura improvvisazione, il multistrumentista danese Robin Taylor cambia registro e si propone con un cd contenente sette nuovi brani frutto del lavoro di composizione. Rispolverata la sigla Taylor's Universe (sotto la quale aveva già registrato tre dischi negli anni '90) e con il contributo fondamentale del sassofonista Karsten Vogel (vecchia conoscenza del prog per i suoi trascorsi con i mitici Burnin' Red Ivanhoe), Taylor offre stavolta un prodotto di più immediata fruibilità, attraverso un jazz-rock nel quale si possono intravedere molteplici influenze e che risulta contaminato di vari stili. Il risultato che abbiamo di fronte è un album frizzante, che non perde di spontaneità, ben lontano da qualsiasi manierismo e che non può essere considerato freddo o troppo cervellotico nonostante sia "studiato a tavolino". In alcuni brani suonano solo Taylor e Vogel, ma sia in questi che in quelli in cui sono presenti un maggior numero di musicisti la ricchezza timbrica è particolarmente elevata e favorisce lo sviluppo di dinamiche molto coinvolgenti. Il più delle volte si ravvisa una carica esuberante e briosa, con ritmi veloci e l'eccitante accostamento di jazz, fusion, prog e ambient con la giusta dose di sperimentazione elettronica. Da segnalare, però, anche la presenza di "Way back in ‘85", raffinato episodio, guidato da un tema pianistico e dall'andamento dolce e delicato, e di "Lazy B", ipnotica con i tempi rallentati e per le tenui melodie. Caldo e maturo, "Once again" mette in mostra un ensemble musicale di notevole rilievo, dei musicisti ben amalgamati, una ricerca sonora di sicuro effetto ed un compositore che merita le dovute attenzioni.
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