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I Flower Kings, nonostante qualche pausa, continuano ad essere uno dei gruppi prog più prolifici tra quelli emersi negli anni ’90. Viene quasi da chiedersi con che criterio scelgano i brani da proporre nei concerti con un repertorio tanto vasto ed ecco che un nuovo tassello va ad arricchire la loro già nutrita discografia. “Live in Europe 2023”, registrato in Olanda, è la testimonianza del tour che la band ha intrapreso per promuovere l’album “Look at you now”. Il deus ex machina Roine Stolt, chitarrista e cantante, aveva messo su una nuova line-up comprendente Hasse Fröberg alla voce e alla chitarra, Michael Stolt al basso, ai sintetizzatori e alla voce, Lalle Larsson alle tastiere e Mirko Demaio alla batteria. Ascoltando questo disco dal vivo, che contiene un estratto dello spettacolo eseguito, emerge un gruppo compatto, che dà una rinfrescata ad alcuni cavalli di battaglia dei “Fiori” (vezzeggiativo usato, a volte simpaticamente e altre volte meno, dai progfan italiani). Ne emerge il più classico rock sinfonico che da sempre è il cavallo di battaglia della band, solare e arioso, con ampi spazi strumentali nei quali chitarra e tastiere si intrecciano e si alternano alla guida e con spunti melodici che hanno sempre dato un carattere di immediatezza alla proposta. In apertura un bel medley da “Garden of dreams”, che era l’ossatura principale del disco “Flower power”, seguito da una versione ampliata “Big puzzle”, suite tratta dall’esordio. In chiusura la chilometrica “Stardust we are”, dall’album eponimo e che forse rappresenta la composizione più riuscita e famosa del gruppo. È in questi pezzi dall’elevato minutaggio che si concentrano maggiormente quelle peculiarità appena descritte e che hanno reso il sound dei Flower Kings un marchio di fabbrica. La voce calda di Fröberg e le armonie vocali giocano sicuramente un ruolo importante, ma sono soprattutto le parti strumentali che possono essere viste come l’attrattiva principale. Larsson si conferma un tastierista al contempo tecnico ed elegante (molto belle le divagazioni pianistiche su “Stardust we are”) e non fa rimpiangere minimamente il tocco di Tomas Bodin, importante elemento per tanti anni in seno al gruppo. Gli spunti solistici suoi e di Stolt denotano gusto e trasmettono emozioni e non si avverte stanchezza nemmeno quando tendono a prolungarsi per diversi minuti. Poi, come al solito, ci sono i cambi di atmosfera e di tempo, anche se siamo di fronte ad un gruppo che non spinge mai sull’acceleratore fino a raggiungere velocità vertiginose. A completare la scaletta c’è “What if God is alone” da “Paradox Hotel”, forse la traccia meno interessante del lotto e due brani dall’ultimo “Look at you now”, “The dream” la cui durata viene per l’occasione raddoppiata e che mostra il lato un po’ più “catchy” dei Flower Kings e la breve marcia solenne “Day for peace”. Nulla di nuovo sotto il sole, come dicevano un bel po’ di annetti fa anche i Kaipa, band che per prima lanciò un giovanissimo Stolt agli onori delle cronache prog. In quasi trent’anni di carriera i Flower Kings non è che siano cambiati gran che e non cambierà la loro reputazione questo live. Che è un bel live. Che contiene buonissima musica. Che allieterà per quasi un’ora e venti chi non si lascia sfuggire nessuna delle pubblicazioni della band. E a tal proposito la domanda sorge spontanea: visto che si tratta di un prodotto destinato soprattutto ai fan, perché non è stato fatto un doppio cd (uno in più, uno in meno…) contenente l’intero show?
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