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Le capacità artistiche di Robin Taylor non si manifestano solo ed esclusivamente attraverso uno (o più) strumento musicale. La sua abilità e la sua fantasia vengono infatti fuori anche nel lavoro che è capace di fare in uno studio di registrazione ed in fase di missaggio. Il nuovo cd del gruppo Taylor’s Free Universe, ensemble che da anni ci ha abituati ad una libertà espressiva molto ampia, se non proprio estrema, nella quale coesistono vari stili e si fa largo utilizzo di improvvisazione e tecnologia, si caratterizza per un approccio un po’ particolare: alla base c’è un’esibizione dal vivo a testimonianza di uno show tenuto alla Copenhagen Jazzhouse nel settembre 2005, ma, come spiegano le note di copertina, il materiale è stato “selezionato, missato, editato e manipolato da Robin Taylor”. Palcoscenico e studio idealmente insieme, quindi, per un risultato finale che rispecchia nuovamente l’essenza di questa band, attraverso cui i cinque musicisti partecipanti (oltre Taylor alla chitarra, loops e tastiere, troviamo Jarsten Vogel al sax, Pierre Tassone al violino, Klavs Hovman al contrabbasso e Lars Juul alla batteria) possono dar sfoggio a tutta la loro inventiva e immaginazione. La matrice jazz, specie in alcuni episodi (“Music quiz”, “Evil force”, “East of Sweden”), è più evidente rispetto ai precedenti album, ma anche in questa occasione fanno capolino anche il prog, l’elettronica e, come detto, l’improvvisazione più totale, per dare una spinta verso direzioni variegate e particolari, per sperimentare e affascinare con uno scenario sonoro di tutto rispetto. Un altro tassello importante in una discografia sempre più consistente e che non perde minimamente di livello qualitativo.
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