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Avevamo già avuto un saggio di che cosa Fabio Zuffanti fosse capace in chiave prettamente sperimentale con una traccia contenuta nella raccolta di inediti "Harmony of the spheres" dei Finisterre: alludo a "Tecnicolor2100", che svelava ufficialmente l'esistenza di Quadraphonic, ennesima entità parallela a tutti gli altri progetti concepiti e realizzati dal prodigioso musicista genovese. "Il giorno sottile" che si aggiunge a tre CDr precedenti - vede Zuffanti calarsi nelle vesti del solitario esploratore di "frammenti di materia e di silenzio alla ricerca di suoni dimenticati". E' subito affascinante la sostanza destrutturata della title-track, le cui circolari reiterazioni provocano un vortice sonoro dal forte potere ipnotico, mentre i successivi giochi percussivo/industriali evocano l'impatto delle titaniche forze che edificano l'Universo. Ritroviamo un'analoga effettistica anche in "Sentieri mai battuti", che davvero si addentra in percorsi semivergini con un incedere apparentemente stralunato, ma in realtà con un ben preciso filo logico. Addirittura esaltanti le liquide sonorità racchiuse in "La pioggia continua", dove ho rinvenuto affinità di esperienze col Brian Eno ambientalista: un minimalismo ricercatissimo, condotto con mano molto sapiente nel generare atmosfere profondamente oniriche. Il pezzo trova una sua comunanza con "Acque gelide", la cui apparente normalità di pianoforte ed archi esce invece, alla fine, intrigantemente sconvolta. In "Tu ritorni" il tenue substrato via via si arricchisce, donando sensazioni di infinità siderali, ed avvincono pure le insistite trame di "Stanza di luce". I ben 34 minuti (!) di "Bianco, bianco giorno... (per Andreij Tarkowskij)" meritano poi una disamina autonoma. Ancor più che altrove, c'è qui la scoperta del silenzio come forma espressiva a sé stante, che si compenetra con le note prolungate e ripetute di un lontano pianoforte, mentre deboli echi di rumori e di melodie varie - anch'essi circolari - si avvertono in sottofondo. Siamo vicini alla concezione ultraminimale del Battiato de "L'Egitto prima delle sabbie": è l'ascoltatore, forse, che deve spingersi verso i misteri insondati della sua coscienza. Certo lo Zuffanti ortodosso delle precedenti incarnazioni artistiche è parecchio lontano, e questo potrà spiazzare qualcuno; vi invito tuttavia a lasciarvi conquistare dalle capacità elettroacustiche del silenzio e delle rifrazioni sonore, perché Zuffanti è un grande, e lo è anche nell'esattezza e pertinenza che egli ha nel descrivere la propria Arte.
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