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Per chi ha seguito i Finisterre fin dagli esordi il solo nome della band suscita un’emozione piacevole. Emozione che cresce quando poi si vanno a riascoltare le pagine musicali scritte nel corso degli anni. E se i mostri sacri del prog oggi si ritrovano a festeggiare carriere ultraquarantennali, nel 2014 i Finisterre si ritroveranno a spegnere venti candeline per ricordare il bellissimo album di debutto che uscì alla fine del 1994. Quasi come una sorta di celebrazione, la stessa etichetta che li lanciò all’epoca, pubblica “Memoirs”, un cd che ci restituisce la band nei primissimi anni di vita. Si tratta, infatti, di un lavoro che si apre con due demo registrati nel 1993, “Ai piedi della grande montagna” e “The fall”, che avevamo già conosciuto grazie alla raccolta di inediti “Harmony of the spheres” e che ci fanno conoscere i primi passi di una band ancora acerba, ma già con affascinanti intuizioni, con un mix di prog e psichedelia e con la chitarra in bella evidenza. Le altre cinque tracce, invece, sono recuperate da un concerto registrato nel marzo del 1995 al teatro Albatross di Genova che vedeva impegnati Stefano Marelli alla chitarra e alla voce, Boris Valle alle tastiere, Fabio Zuffanti al basso, alla chitarra e alla voce, Sergio Grazia al flauto, alla chitarra e alla voce e Marco Cavani alla batteria. Dalla splendida partenza di “Syn”, uno dei vertici assoluti della produzione dei Finisterre, alla conclusiva “Phaedra” è un susseguirsi di note che hanno qualcosa di magico, che ancora oggi incantano e fanno capire quanto gli elogi raccolti nel corso degli anni da questi musicisti siano pienamente meritati. C’è anche l’opportunità di ascoltare una versione live dell’allora ancora inedita “Orizzonte degli eventi”, presentata per l’occasione con il titolo “Il matrimonio del cielo e dell’inferno” e protratta (con arrangiamenti e testi un po’ diversi) per oltre venti minuti carichi di intensità e di tutte quelle caratteristiche che fanno amare il rock sinfonico. E i Finisterre fin dai primi anni di attività sono stati capaci di personalizzare al meglio queste caratteristiche, di trarre ispirazione da grandi nomi quali Genesis, PFM, King Crimson, ecc. per poi orientarsi su un discorso sonoro che è riuscito a staccarsi da cliché precisi e dal “già sentito”. Anche dal vivo, attraverso composizioni di ampio respiro, il gruppo ha mostrato fin da subito – e lo possiamo constatare con “Memoirs” - un’inventiva fuori dal comune, tra belle combinazioni di strumenti acustici ed elettrici, rimandi alla musica classica mai pomposi ed una rara eleganza di base. Erano i primi passi di musicisti che suonavano con passione e coesione e che avrebbero regalato agli appassionati di prog altri album di enorme qualità in una carriera un po’ spezzettata con varie fasi di stasi. Nell’attesa che magari qualcosa si sblocchi e il gruppo possa impegnarsi per un nuovo disco, per il momento possiamo goderci questo cd, davvero un bel documento che farà la gioia di tutti coloro che hanno un debole per i Finisterre, corredato anche dalle note introduttive dello stesso Fabio Zuffanti, che ripercorre la storia di una delle non molte band nate negli anni ’90 che merita di essere accostata ai grandi di ogni epoca per la qualità della sua produzione.
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