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Uno dei difetti principali dei Pendragon che, a seconda dei punti di vista, è anche uno dei loro pregi principali, è rappresentato dal fatto che i loro album sono ormai come standardizzati, quasi fotocopie l'uno dell'altro, con poche variazioni rispetto all'album del nuovo corso che fu "The world". Ognuno sa cosa aspettarsi, più o meno, da un disco di Barrett e soci e ognuno fa le proprie considerazioni rispetto ai gusti personali; d'altra parte la band (che vuol dire in pratica il solo Barrett) non fa mistero di non voler fare nient'altro che dei dischi di non difficile ascolto, ma impreziositi dall'ormai consolidato marchio di fabbrica di eleganza e melodia, senza pretese né di originalità né di voler far altro se non ciò di cui sono capaci. Tutto questa introduzione per dire in pratica che, da ascoltatore ormai smaliziato alle opere dei Pendragon, non mi sarei sognato di dover scrivere che non basta un solo ascolto per dare un giudizio su quest'album.
A dire il vero, il primo ascolto mi ha spiazzato perché l'album sembra scivolar via senza lasciar tracce, senza una melodia che riesca ad entrare in testa né un brano che abbia forza di tenersi in piedi da solo. Gli elementi classici del gruppo sono lì, ma le sonorità floydiane sono ancor più accentuate che in passato e le progressoni new-Prog sono ridotte; i lunghi brani, o mini-suite, qui presenti sono rarefatti e quasi privi di melodie accattivanti, di sicuro di minor impatto, ma non per questo, alla resa dei conti, meno apprezzabili. Al contrario forse proprio questa minor importanza della fruibilità richiede un ascolto meno disimpegnato. Non bisogna pensare a chissà quali stravolgimenti stilistici ad ogni modo: chi ha familiarità coi Pendragon riuscirà ben presto ad orientarsi anche all'interno di questo "Not of this world" (caratterizzato ancora una volta dall'artwork iper-kitsch e ridondante di riferimenti di Simon Williams) che percorre tranquillamente il sentiero degli album precedenti. Forse la questione sta semplicemente nell'inaridimento dell'ispirazione di Nick Barrett? Viene da pensare alle vicissitudini nella realizzazione dell'album, annunciato già per inizio 1999 e rimandato sine die per... mancanza di materiale. Non lo so; di certo "Not of this world" alla fine non delude poi molto le aspettative dei fans né riuscirà ad invogliare comunque chi snobba ogni uscita discografica dei Dragoni.
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