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A conferma dell'impressione che il formato musical sia ormai quello ritenuto più congeniale per il proprio output e che i lavori inquadrabili in questo filone siano i progetti prioritari, a cui dedicare la fetta maggiore di tempo, energie e promozione, Clive Nolan, a distanza di cinque anni da “She”, l'album pubblicato a nome Caamora, dà alle stampe una nuova opera rock dall'oscura e misteriosa ambientazione vittoriana (altra passione di lunga data del nostro, si veda la riproposizione de “Il Mastino dei Baskerville” in coppia con Oliver Wakeman). Ancora una volta, il nostro infaticabile tastierista è autore unico delle musiche e del libretto, affiancato da un cast di tutto rispetto, in gran parte appartenente alla scena neoprogressiva inglese degli ultimi due o tre decenni: troviamo dunque tra i vocalist, oltre allo stesso Nolan, Tracy Hitchings (Landmarq), Paul Manzi (Arena), Andy Sears (Twelfth Night), Damian Wilson (Threshold, nonché ex Landmarq), Chris Lewis (The Enid) nonché nomi più inaspettati come i redivivi Paul Menel (con gli IQ nella seconda metà degli anni '80) e David Clifford dei “rustici” new-proggers Red Jasper, senza dimenticare Victoria Bolley, la sua partner nel progetto Camoora, Agnieszka Świta, l'uruguayana Noel Calcaterra, già vocalist nel progetto sudamenricano di Clive “Otra Vida”, nel 2010. Alcuni nomi prevedibili anche tra gli strumentisti: Mark Westwood alle chitarre, l'altrettanto fido Scott Higham (Pendragon) alla batteria, il cileno Claudio Momberg (Subterra) alle tastiere e Kylan Amos (Strangeworld) al basso.
Chi ha avuto modo di ascoltare e auspicabilmente apprezzare “She”, il precedente lavoro della cosiddetta “Caamora Company” - compagnia teatrale e musicale guidata da Nolan e composta in prevalenza dai nomi sovracitati e che ha rappresentato “Alchemy” in prima assoluta nel teatro di Katowice lo scorso febbraio - saprà cosa attendersi da questo lavoro: il fatto di essere strutturato in forma di musical fa sì che nell'arco dei due CD (o meglio, dei due atti) in questione si alternino brani veri e propri, spesso dalle qualità melodiche indiscutibili (specialmente nell'arco del primo atto: “Amelia”, “The girl I was”, etc.) a frammenti di dialogo funzionali alla narrazione della storia. Ovviamente, dopo gli ascolti iniziali in cui è piacevole seguire il plot nolaniano, con il suo strampalato assortimento di personaggi romantici, eroici o malvagi, in seguito sono le canzoni a mantenere intatto l'interesse, e devo dire che anche da questo punto di vista l'opera non delude, anzi, oserei dire che supera in creatività – e forse in pomposità, e non lo dico con accezione negativa - molte produzioni le cui repliche si sono susseguite nei teatri di tutto il mondo. Detto ciò, con quest'album, se da un lato Clive conferma molti degli stilemi che hanno consolidato la riconoscibilità delle sue produzioni (specialmente il già citato concept sherlockiano e il precedente “Jabberwocky”), dall'altro percorre qualche passo al di fuori del suo consueto territorio, ad esempio il new-prog puro dei Pendragon, quello infuso di new-wave degli Shadowland o quello ammiccante al prog-metal degli ultimi Arena sono piuttosto lontani. Meno di quanto possa apparire alla prima impressione, in ogni caso: sotto le voci recitanti ed i passaggi orchestrali (archi, legni, ma anche cori) sono comunque percepibili tutte le influenze che hanno forgiato la carriera dell'autore, la differenza è che per una volta sono al servizio della storia e del suo dipanarsi. Ma sono a mio avviso i vocalist a rubare la scena, sia nelle parti solistiche che nelle complesse armonie a tre o quattro parti, eseguite in maniera impeccabile, un particolare che rende l'idea di quanta cura e dedizione Clive abbia infuso in questa sua fatica. Se già è notevole la personificazione del perfido Lord Henry Jagman da parte di Sears, sorprende in particolare la performance di Clifford, che se nei citati Red Jasper svolgeva il ruolo di batterista, al microfono si rivela un talento cristallino. Gli ascolti richiesti per afferrare tutte le sfaccettature siano parecchi, nonostante il lunguaggio scelto sia quello dell'opera romantica e un po' decadente e le riprese e reiterazioni facilitino l'assimilazione dei temi musicali. Auguriamo a Nolan ed alla sua compagnia i migliori successi sui palcoscenici che calcheranno (le prossime repliche si svolgeranno nel mese di settembre a Cheltenham, con un cast di 11 attori, un coro di 22 elementi, una band di 4 musicisti e 10 cambi di scena), nel frattempo l'acquisto della versione su supporto fisico è consigliata senza indugi, almeno di non avere riserve su un formato associato molto più di frequente a nomi come Lloyd & Webber che a personaggi della galassia progressive rock.
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