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Gli ARENA sono forse l'unico vero supergruppo del Prog attuale e il suo nuovo album giunge puntuale come un Pendolino; questo mentre la band è ancora ammantata da una certa aurea di verginità... verginità causata dal fatto che, dopo l'esordio di "Songs from the lions cage", motivi di line-up avevano impedito che la band suonasse dal vivo i suoi pezzi, mostrando la sua altra faccia e facendo parlare di sé come tutte le band fanno... eppure il suddetto album ha venduto un bel po', quindi gli Arena non erano certo passati inosservati.
C'era una certa attesa dunque tra coloro che apprezzano questa band, ma tanta era comunque la fiducia in quello che oramai è il progetto su cui Clive Nolan maggiormente punta! Dopo i fasti simil-marillioniani dell'esordio, si attendeva ancora qualcosa di simile, anche se un po' più lontano dai sentieri già battuti; il brano d'avvio sembra subito smentire questa ipotesi. "Welcome to the cage" è quanto di più new-Prog ci si potesse attendere: grandi soli di tastiere, ritmica indiavolata...un incrocio tra "Incommunicado" e "Garden party"; la voce di Paul Wrightson non è forse il non plus ultra, ma è ancora più alla Fish di quella del suo predecessore. Il brano può al tempo stesso entusiasmare il fan più insensibile di questo genere e che può rappresentare un buon singolo per presentarsi ad alti livelli. E' quindi la volta del primo (per questo CD) episodio "Crying for help". Gli altri 4 qui inclusi sano stavolta degli intermezzi acustici e d'atmosfera distinti e differenziati dalle vere canzoni: l'episodio 7 è addirittura eseguito dalla sola voce di Paul, mentre l'8 è un brano che potrebbe benissimo essere incluso nella colonna sonora di Twin Peaks.
Ritornando con ordine, dopo i primi due titoli ricordati è la volta di "Empire of a thousand days", forse il brano più creativo di "Pride": 9 minuti frastagliati, ricchi di spunti furiosi, quasi death a momenti, alternati a pause d'atmosfera, assoli melodici di chitarra... il mio brano preferito, anche se l'ho apprezzato solo dopo il secondo ascolto! "Medusa" è un altro brano breve e, potenzialmente, da singolo, mentre in "Fool's gold" torniamo a riassaporare la nuova vena degli Arena che, possiamo affermare, non sono più solo un buon gruppo Prog, ma un gruppo rock dalle potenzialità tutto sommato ancora inespresse. Arriviamo al gran finale che tutti attendono, affidato stavolta a "Sirens", brano di oltre 13 minuti dall'avvio lento e pacato, con qualche richiamo floydiano. E' un lento crescendo che s'impenna all'improvviso per un finale travolgente, con chitarra e tastiere che si danno il cambio nel menare la danza. Si arriva dunque al termine di questo CD con la consapevolezza di un controsenso: "Pride" è sicuramente migliore, come creatività e personalità... certo "Songs from..." era maledettamente più accattivante e compatto...
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