|
Come il titolo di questo DVD suggerisce, i Pendragon mettono in scena a Katowice nell’ottobre del 2008 un vero e proprio tour de force di due ore e tre quarti, forse nell’intento di rendere questo prodotto il video “definitivo” in una lunga serie i cui singoli episodi sono accomunati dal contenere concerti tenuti in terra polacca (il primo a Cracovia, gli altri nell’ormai ben noto teatro Wyspiańki).
Il repertorio privilegia stavolta la produzione recente: ogni album è comunque rappresentato, con l’esclusione del primo “The Jewel”, il che rende questa testimonianza live perfettamente complementare con il precedente “Past and Presence” (che conteneva solo materiale pre-1985), senza alcuna sovrapposizione di brani, mentre è una valida alternativa all’eccellente “And now Everybody on the Stage” pubblicato nel 2006.
Stupisce la presenza di tre soli brani estratti da “Pure”, l’album in fase di promozione, e soprattutto l’esclusione di due colonne portanti come “Indigo” e la suite “Comatose”, ma evidentemente i tempi per provare sono stati troppo ristretti per poterle eseguire senza sbavature. Gli amanti della lunga durata sono comunque accontentati dall’inclusione di “The Voyager” e dell’intera “Queen of hearts” (entrambe da “The World”), quest’ultima addirittura come ancore finale!
La band è in ottima forma e di ciò non ci stupiamo, visto che gli ultimi anni sono stati i più densi nella trentennale carriera dei Pendragon per quanto riguarda le esibizioni live, e si sente, con Clive Nolan ormai in intesa quasi telepatica con Nick Barrett; buona la prestazione vocale di quest’ultimo (in effetti molto migliore che nell’esibizione romana che seguì di pochi giorni e alla quale ebbi il piacere di partecipare, ma non voglio essere malizioso e suggerire eventuali “ritocchi” in studio!), sempre affidabile Pete Gee, occasionalmente secondo tastierista, alla chitarra acustica e ai pedali basso.
Il nuovo arrivato, il giovane Scott Higham (già nei Caamora di Nolan), nonostante fosse stato integrato nella band da soli sei mesi ai tempi del concerto, dimostra di non essere affatto inibito né dal repertorio né tantomeno dalle telecamere, assumendo visualmente il ruolo di coprotagonista, con le sue smorfie e la sua gestualità, approfittando di ogni occasione per attirare l’attenzione da dietro la batteria. La sua esuberanza aggiunge vigore a brani come “The shadow” (con tanto di doppia grancassa!) o “Breaking the spell” grazie a torrenziali fill che restituiscono energia anche agli episodi più riflessivi, pur senza snaturarne il suono e dimostrando sempre un grande rispetto per il passato del gruppo ed i suoi predecessori.
Il resto della band, come detto, suona a memoria: in brani come “A man of nomadic traits” viene aggiunta linfa vitale, variandone un po’ la forma ed aggiungendo nuovi passaggi solistici, il cavallo di battaglia chitarristico di Barrett (che alterna chitarre Fender e Gibson) “Master of Illusions” viene accelerato e suonato in modo… “informale”, ma essenzialmente i quattro tendono ad attenersi alle versioni di studio. Gradite sorprese sono il ripescaggio dell’intimistica “Sister Bluebird” (dall’EP “Fallen Dreams and Angels” del 1994), particolarmente apprezzata dal pubblico polacco, e quella “Total recall” (da “Kowtow”) che pare provenire da un’altra epoca e ci fa rendere conto che i Pendragon non sono affatto quella band da album fotocopia che molti credono. Ben si integrano in tutto ciò le nuove “Eraserhead” e “The freak show”, entrambe basate su melodie un po’ sinistre e riff aggressivi, nonché la malinconica “It’s only me”, che rappresenta invece il lato melodico del nuovo corso.
Aggiungo che il lavoro dei cameraman e il mix (anche in Dolby Digital 5.1 Surround) sono assolutamente ineccepibili: il primo è arricchito dalle “solite” inquadrature aeree del teatro e rivela la conoscenza del repertorio in fase di ripresa e di montaggio; il secondo valorizza un suono “pieno” mantenendo ben distinte le voci dei due strumenti solisti, della sezione ritmica e del vocalist.
L’obbligatoria sezione dei contenuti extra contiene l’altrettanto usuale intervista con Nick Barrett ed una finestra sulla vita on the road (trenta date concentrate in un mese e mezzo per il “Pure Tour”) con riprese amatoriali che documentano il lavoro del soundcheck e il “dietro le quinte” per una mezz’ora complessiva.
In definitiva, il DVD (disponibile anche in edizione deluxe con i due CD audio) potrebbe essere ridondante se si possiedono già tutti i precedenti, ma costituisce in sé un valido documento con cui eventuali neofiti possano rendersi conto di “come suonano” i Pendragon maturi di oggi: fosse mai che il recente abbinamento con i Dream Theater (sul palco di Lisbona) e l’irrobustimento del sound possa portare loro il meritato aumento di seguito? Glielo auguro…
|